Ecco un altro titolo per la “rubrica” dedicata ai lettori ormai cresciuti. Devo dire che con “Possessione” non è stato proprio amore a prima vista: l’ho iniziato qualche anno fa, per poi mollarlo dopo pochissime pagine.
Proprio non riuscivo a lasciarmi prendere dalla lettura, il che mi pareva ben strano, dato che della Byatt avevo già letto e apprezzato altri volumi (per esempio “Angeli e Insetti” e “Tre storie fantastiche”). Comunque io sono dell’idea che, se un libro proprio non mi riesce di leggerlo, meglio lasciarlo lì e così ho fatto.
Sono passati alcuni anni e il pallino di “Possessione” non se n’è mai andato, così ho deciso di riprenderlo in mano e questa volta sì, che è stato subito amore!
E’ vero, non è un libro “facile”: certi passaggi sono molto lenti, soprattutto la parte epistolare fra i due poeti, è un romanzo che va letto con attenzione, ricco di riferimenti letterari ed eruditi, ma la soddisfazione che mi ha dato arrivare alla fine credo di averla provata con ben pochi altri libri.
Ma di cosa parla, “Possessione“? E’ la storia incrociata fra due coppie di amanti, quella fra il grande poeta vittoriano Randolph Henry Ash e la poetessa minore Christabel LaMotte, e quella fra i due studiosi che scoprono e insieme studiano la loro relazione, fatta di segreti, scambi epistolari e poesie.
Quello che più mi ha lasciata sorpresa ed entusiasta è che la Byatt ha inventato da cima a fondo l’intera produzione letteraria dei due poeti, oltre a far continuamente cenno alla storia e alla letteratura del passato, dimostrando una cultura fuori dal comune, sapientemente intrecciata con una sconfinata fantasia e una immensa capacità narrativa.
Insomma, sì, “Possessione” è uno di quei romanzi che richiedono la presenza e la costanza del lettore, un romanzo che assorbe se ci salti dentro con entrambi i piedi e ti lasci trascinare in quel vortice incredibile che è il potere della parola.